La morte del cigno – da Anna Pavlova a Uliana Lopatkina
Un’amicizia preziosa
La morte del cigno (in inglese, dying swan) non fa parte del famoso balletto di repertorio de Il lago dei cigni, come molti erroneamente potrebbero pensare. Si tratta piuttosto di un assolo pensato, o meglio, improvvisato, dal noto coreografo e ballerino russo Mikhail Fokine.
L’assolo fu coreografato nel 1905 su richiesta della celebre ballerina russa Anna Pavlova. I due, la Pavlova e Fokine, si conoscevano già da tempo poiché avevano studiato danza al Teatro Imperiale di San Pietroburgo. A quel tempo, Fokine si dilettava a suonare con il mandolino il brano “il cigno”, tratto da Il carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns. Ai due amici tale brano piaque talmente tanto che lo scelsero per l’assolo, il quale venne elaborato in maniera piuttosto inconsueta: Fokine si mise ad improvvisare e la Pavlova, dietro di lui, ne copiava i movimenti. Et voilà. Così, in maniera semplice ed istintiva, nacque uno dei più grandi pezzi del repertorio classico.
A quel punto la Pavlova unì la sua passione per i cigni, con i quali venne spesso immortalata, con tecnica ed interpretazione. Ed il gioco era fatto.
Anna Pavlolva – la morte del cigno – 1905La Pavlova non fu però l’unica ballerina a cimentarsi in questo assolo. Fu la prima, questo sì, ma non l’unica. Dopo di lei si fecero avanti in molte per interpretarlo: Maya Plisetskaya, Nina Ananiashvili, Galina Ulanova, Svetlana Zakharova sono solo alcune.
Nel mio cuore è rimasta però una più di tutte: la splendida Uliana Lopatkina. Ai miei occhi, l’incarnazione di un cigno.
Chi è Uliana Lopatkina?
Uliana Lopatkina si è diplomata all’Accademia Vaganova unendosi poi al teatro Mariinsky di San Pietroburgo nel 1991. Il suo talento fu subito riconosciuto e apprezzato, tant’è che nel 1995 venne proclamata prima ballerina. Abile nei ruoli classici e nota per le sue linee morbide e pulite, è famosa soprattutto per le sue interpretazioni di Giselle e de Il lago dei cigni.
Uliana Lopatkina – La morte del cigno – International Ballet Festival MariinskyLa morte del cigno, un pezzo dal sapore intramontabile.
Uliana Lopatkina rappresenta alla perfezione l’idea di cigno: innocente, eterea, elegantissima. Le sue punte non toccano il pavimento, lo sfiorano con tale maestria da farti credere che stia volando per davvero. E le braccia. O cielo. Aveva ragione la cara Martha Graham quando diceva:
Le nostre braccia hanno origine dalla schiena perché un tempo erano ali.
Martha Graham
Non c’è nulla che mi ricordi le ali di un cigno più delle braccia di Uliana Lopatkina. E’ palpabile come il movimento dei suoi arti provenga dalla schiena (come d’altronde dev’essere nella danza). Ma lei ha la capacità di aggiungerci quel qualcosa in più, un misto tra tecnica e arte, doti fisiche e purezza delle sue instancabili linee. Agrippina Vaganova non ne ha certo fatto segreto tramandando attraverso generazioni la bellezza e l’importanza dei port de bras nella danza. Essenziali per l’interpretazione! E la Lopatkina, come ogni ballerina russa che si rispetti, ha fatto tesoro di tali insegnamenti e li trasmette con estrema maestria e naturalezza. Quando muove le braccia, coinvolgendo tutta la schiena, è eterna gioia per gli occhi degli spettatori. Lei e la sua incredibile schiena plastica, indelebile tratto distintivo delle ballerine russe.
Ne La morte del cigno Uliana Lopatkina esprime con struggente eleganza la morte, simbolicamente raffigurata dal cigno. La morbidezza del suo port de bras si alterna a linee più spigolose, di chi inizialmente tenta di opporre resistenza al destino che le spetta per lasciarsi prendere, infine, dall’abbraccio dolce amaro della morte.
In linea con l’assolo a lei dedicato si narra che Anna Pavlova, prima di espirare sul letto di morte, disse: “Datemi il mio vestito da cigno”.