Oggi, un anno fa – Il ritmo del Brasile
Oggi, esattamente un anno fa, partivo per l’avventura più grande della mia vita (almeno finora): un viaggio in Brasile, da sola, tra volontariato e viaggi nello stato di São Paulo per spingermi fino alle cascate di Iguaçu, in Argentina. Sono partita con pochi bagagli, l’intraprendenza di una donna e l’allegria di una bambina. Sentivo che avrei vissuto qualcosa di grande ma non avrei mai potuto pensare che il Brasile e le persone lì conosciute potessero avere un impatto così forte su di me. Lo schiaffo con cui mi ha colpito il clima brasiliano e l’apertura della sua gente mi ha portata a sentire la famosa saudade, sentimento unico e caratteristico del Brasile, impossibile da tradurre in italiano. Ne ho trovato una valida spiegazione sul sito La mente meravigliosa:
La saudade è la presenza dell’assenza. Il desiderio di qualcuno o di qualcosa che ricordiamo con affetto, ma che sappiamo che difficilmente riavremo nella nostra vita. Un profondo stato emotivo che mischia la tristezza con l’affetto, lasciandoci con una sensazione agrodolce, anche se manteniamo ancora la speranza. […] La saudade è il punto di incontro fra l’allegria del ricordo e la tristezza dell’assenza.
La mente meravigliosa
Ed è proprio con la saudade nel cuore che oggi vi porto a scoprire alcune danze brasiliane ed in generale del Centro e Sud America.
IL SAMBA
Il Brasile è la patria del samba, termine che prende origini dal dialetto africano e che significa “ombelico, pancia”. Si tratta di uno stile di danza composto da movimenti dei piedi velocissimi, accompagnati da altrettanto rapidi ancheggiamenti. Inutile dire che i brasiliani ce l’hanno nel sangue, mentre noi europei, al confronto, siamo impalati come dei tronchi d’albero!
Sebbene la mia formazione sia prevalentemente classica, mi sento piuttosto versatile: negli anni mi sono dedicata anche al contemporaneo, al musical, al tango argentino, all’hip hop e, nonostante non eccellessi in alcuno di essi, mi sono sembra difesa piuttosto dignitosamente. Raramente mi è mancata la coordinazione o il senso del ritmo. Quando però mi sono trovata affiancata da ballerini di samba (e non parlo di ballerini professionisti, intendo semplicemente brasiliani di ogni fascia di età e casta sociale), ecco, in quel momento per la prima volta in vita mia mi sono sentita scoordinata. La loro velocità, il loro senso del movimento, la maestria nel muovere il bacino è qualcosa di impareggiabile ed ammirevole. Ho speso intere nottate ad osservarli ballare bramando ardentemente di poter essere, anche solo per una sera, nei loro corpi morbidi e sinuosi.
Era il mio sogno andare in un paese dove la gente ballasse per strada, dove ancheggiare non è volgarità ma semplicemente divertimento, dove la danza e la musica sono un inno nazionale di gioia e tristezza. Dico tristezza per la situazione di povertà in cui molti vivono: senza istruzione, senza prospettive ma forti della loro musica. Forti del ritmo che hanno dentro. Con la voglia di cambiare paese per trovare quelle possibilità che lì non hanno e con la nostalgia nel cuore per il calore umano che solo il Brasile ti sa regalare.
LA CAPOEIRA
Ragazzi vorrei dirvi che da brava viaggiatrice ho sperimentato anche la capoeira ma la realtà è che sono una frana quando si tratta di verticali, ruote e tutto ciò che comprende il mettersi a testa in giù!
Nonostante ciò, ho intenzione di spiegarvi brevemente di che cosa si tratta poiché non esiste brasiliano che non ammiri questa disciplina. La capoeira è un incrocio tra danza e lotta, caratterizzata da varie acrobazie, canti e musica. Si tratta di una pratica fondata dagli schiavi africani deportati in sud america: essi, costretti a lavorare duramente nelle piantagioni, si allenavano in questa lotta camuffata sotto forma di danza per non insospettire i padroni. Questi ultimi pensavano ingenuamente che gli schiavi si dilettassero nelle danze quando in realtà si trattava di vere e proprie lotte destinate, un giorno, a sconfiggere l’egemonia dei padroni.
La capoeira viene danzata in tutto il Brasile e ormai anche al di fuori di esso. Se avrete possibilità di camminare per le vie di Rio de Janeiro, la vedrete frequentemente praticata: ci si dispone in cerchio e, due alle volta, si inizia la danza/lotta. La capoeira è uno dei capisaldi brasiliani e racchiude al suo interno l’anima del Brasile: musica, canto, danza, movimento, allegria, rabbia e tristezza, unione. Un grido disperato addolcito da danza e musica.
Se abitate in Trentino Alto-Adige e volete approcciarvi alla capoeira, non posso far altro che indirizzarvi verso un brasiliano doc che con grande energia e generosità porta la sua cultura nel nostro paese: Paulo Cruz.
LA SALSA E LA BACHATA
Seppur queste danze siano rispettivamente di origine cubana e della Repubblicana Dominicana, tutti, in Centro e Sud America, le sanno danzare. Nella mia avventura in Brasile ho avuto la fortuna di avere a che fare con molti volontari dal Perù, Messico ed Ecuador. Anche lì, il movimento del bacino è la chiave delle loro danze e sono abilissimi nella salsa e nella bachata. Il mio amico peruviano mi diceva che studiare la bachata è addirittura una materia scolastica! Insomma, si muovono con tale delizia che mi è venuto il dubbio ballassero anche nel grembo materno.
Con salsa e bachata me la sono cavata meglio rispetto al samba: alcuni amici peruviani si sono presi la briga di insegnarmi queste danze e, seppur non ai loro livelli, mi sono difesa piuttosto bene. Quante feste insieme, quanti balli, quanta gioia!
E NOI, PERCHE’ BALLIAMO?
Ho sempre pensato che la motivazione che mi spingesse a danzare fosse la necessità. La necessità di fare qualcosa che mi fa stare bene, la necessità di seguire la mia vocazione, il mio credo. La necessità di danzare, semplicemente.
E poi ho visto loro, brasiliani e sudamericani, che ballano a tutt’altro livello di necessità. La necessità di ribellarsi ad una politica difficile e un’educazione inesistente. La necessità di sorridere perché la danza e la musica sono fonte di gioia e sfogo.
Vorrei vedere più spesso questo tipo di persone, aver a che fare tutti i giorni con questi ballerini di necessità, con questi animi ribelli spinti dalla gioia e della rabbia.
Purtroppo c’è qualcosa di freddo in noi europei. Un grande blocco emotivo e fisico ci trattiene e, nonostante tutto il talento che abbiamo, non riusciremo mai ad essere espressivi quanto i brasiliani. Saranno pure schiavi di una politica bastarda ma saranno sempre liberi di ballare come vogliono.
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